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* Quartieri di Milano * Camere con vista – zona Ticinese

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by Daria

Ogni tanto, nei film e nei romanzi romanticoni, viene fuori questa teoria secondo cui spesso capita che l’ammore, quello con la A maiuscola, non ce ne accorgiamo ma in realta’ ci sta di fianco, magari sotto le mentite spoglie di un amico di sempre o del compagno di studi. E la zia di turno o la confidente piu’ intima del/della protagonista dice sempre: “Tu cerchi lontano, ma magari l’ammmore e’ proprio li’, a un passo da te. Apri bene gli occhi.”

Ecco, quando ieri Aldone mi ricordava che una delle finestre di casa mia si affaccia – a distanza anche abbastanza ravvicinata – sulla Madonnina, e’ proprio a questa teoria che ho pensato. Nel senso che sono anni che qua si cerca, consciamente o meno, affannosamente o meno, l’ “onalimità”, ma alla fine visualizzando le due case di Milano in cui ho abitato, l’onalimita’ ce l’ho avuta sempre prima di tutto li’, davanti agli occhi, protagonista del primo e dell’ultimo sguardo della giornata sulla realta’ circostante. Che sono naturalmente gli sguardi piu’ importanti, quelli che determinano il corso del tuo umore.

Le due case sono a circa cinquanta metri di distanza, quindi sono nello stesso quartiere (San Lorenzo- Ticinese). Ma sono molto diverse. La prima e’ al secondo piano di un palazzo direttamente immerso nella famosa movida della zona, quindi potevo idealmente sedermi sul balcone e offrire allungando la mano dei pop corn alle folle di viveur che si attardavano nel bar al piano terra. La seconda invece, all’ultimo piano e girata verso il Duomo da una parte, verso un semplice cortile interno dall’altra, e’ molto meno “ticinese” e molto piu’ introspettivamente proiettata verso l’infinito, diciamo. O comunque verso la citta’ in senso lato. Davanti c’e’ Milano, ed e’ con lei che si dialoga, niente storie.

La cosa pero’ che accomuna le due case e’ il fatto di avere, entrambe, le finestre della camera da letto schiaffate davanti a un monumento di interesse storico. Il quale monumento, alla fine, – come una specie di divinita’ shintoista alla Totoro o il monolite di 2001 Odissea nello spazio – entra a far parte prepotentemente della quotidianita’ e del subconscio, in un modo simpatico e benefico.

Nel primo caso, il monumento in questione era la splendida Basilica di San Lorenzo. Era proprio li’, a pochi metri dal mio letto e al di la’ dei giovani aperitivari e dei suonatori di bonghetti, e mi guardava tutto il giorno con tutti i suoi strati di diversi stili e colori, corrispondenti alle varie epoche in cui e’ stata rifatta, rimaneggiata, ricostruita. Spesso la sera prima di chiudere la finestra pensavo in maniera un po’ infantile di darle la buonanotte, e questa cosa della buonanotte alla basilica piacque moltissimo a una mia amica molto religiosa, che mi fece una carezza e disse “che tenera!”. Probabilmente aveva visto in questo gesto una sottospecie di preghiera e lo approvava. A distanza di tempo penso che avesse anche ragione, in effetti.

Quando dovetti lasciare la casa mi ricordo che mi andai a sedere proprio all’ombra della basilica, corrucciata e sbuffando. Non pensavo al fatto che andandomene avrei potuto avere l’aperitivo meno facile, o che magari l’accesso ai negozi alla moda della zona non sarebbe stato cosi’ comodo. Pensavo solo che una sciccheria del genere, un Totoro shintoista cosi’ a portata di mano, non sarebbe stato sicuramente piu’ possibile averlo.

E invece, per una fortunata coincidenza, quella che e’ diventata casa mia ma proprio mia, ne ha ben due di monumenti “magici”, sempre davanti alla finestra della camera da letto. Uno e’ il simbolo di tutto, quello da cui parte ogni cosa e in cui confluisce ogni cosa, l’inizio, il centro, la base. La Madunina. E il secondo e’ la Torre Velasca, anche lei carica dei suoi bei significati simbolici che pero’ secondo me snobba altamente dall’alto del suo stile inconfondibile, come solo le vere dive sanno fare.

Il rapporto che ho con questi due mostri sacri della milanesita’ e’ molto meno viscerale di quello con la basilica, in verita’. Sara’ che sembrano piu’ superbi proprio per la carica simbolica di cui sono portatori, sara’ che la distanza tra me e loro e’ maggiore, ma insomma mi viene meno voglia di abbracciarli, ecco. Ciononostante, sono anch’essi diventati una parte importantissima – spesso dimenticata razionalmente, ma sempre presente – delle mie meditazioni quotidiane. Quando chiudo le imposte la sera osservo con interesse tutti i cambiamenti di illuminazione della Signora Madunina, e il raffinato stile del  Medioevo milanese immaginario della torre Velasca non smette mai di stupirmi. Davanti al mio letto c’e’ un enorme armadio, sulle cui ante ho messo una moltitudine di specchi a forma di onde del mare. Una volta ho visto che mettendo le ante in una certa angolazione, potevo vedere la torre e la Madonnina riflesse nello specchio, e guardarle quindi in questa veste onirica e un po’ allucinogena seduta sul letto, senza dover affacciarmi alla finestra.

Non l’ho piu’ rifatto, chissa’ perche’.

Comunque, e’ dal 2004 che abito in quella casa, e quindi posso affermare con decisione e sincerita’ che il mio rapporto con questi due “monoliti” e’ ormai affermato e stabile. E il discorso e’ sempre questo: alla fine, quello che guardi dalla finestra della camera da letto si fonde cosi’ tanto col tuo essere che prende delle sembianze che somigliano a te. Percio’, la madonnina guardata da piazza Duomo e’ una cosa, e non direi che e’ Onalim (a meno che non si salga sulle terrazze a leggere un libro), ma vista dalla mia finestra e’ un’altra cosa, ed e’ sicuramente Onalim. Stessa cosa per la torre.

Anzi, miei cari monumenti dirimpettai, sapete cosa facciamo? Stasera vi urlo una bella poesia di Gianni Rodari. Presi dalla mia angolazione sono sicura che vi piacera’. Poi magari quando vi passero’ davanti in tram farete finta di non conoscere ne’ me ne’ Rodari, ma non fa niente, non vi preoccupate: capiro’.


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